In Le mie passioni

Bournville

Jonathan Coe torna alla saga familiare

C’è sempre un velo di malinconia nei libri di Jonathan Coe, ma stavolta l’ho avvertito decisamente di più, non so se sia perché io stessa sia malinconica o meno. 


E’ un romanzo che ho trovato meno risolto di altri suoi, quasi legato, con delle regole che si è autoimposto, come fosse lui stesso in una sorta di lock down letterario.

I capitoli in cui si cerca di riassumere eventi di rilievo, la musica o il cinema di un periodo storico svilivano un po’ la vicenda (come non paragonarli a certe pagine della Ernaux), anche i rimandi a personaggi e vicende di altre sue opere, che forse in altro momento mi avrebbero fatto impazzire, le ho trovate strizzatine d’occhio e nulla più.

Però amo la sua penna, il riuscire a decodificare lo spirito inglese, le sue contraddizioni, il suo amor di patria.

La storia della cioccolata inglese, che si riflette in quella della cittadina Bournville, fuori dagli schemi perché troppo “unta” per stare negli standard europei in quanto allungata con grassi e con poca concentrazione di cacao dai razionamenti imposti dalla seconda guerra mondiale, fa riemergere la convinzione che perché le cose cambino, tutto deve restare uguale…

Tra quarantene, Brexit, Boris Johnson, Coe sceglie di individuare alcuni momenti della storia britannica che hanno cambiato o sicuramente influenzato il Novecento inglese. Graffiante la nota dell’autore che risistema i pezzetti di questa malinconica cavalcata.

Ps. Auguro a tutti un radioso 2023, lontano dalle ombre del 2020.